LE NOSTRE RADICI ATTRAVERSO LA MUSICA BIZANTINA

Atti dell’incontro alla manifestazione di Torino Spiritualità ” Gli otto respiri del canto bizantino”

Fondazione Circolo dei Lettori

con Irene Rotondale (Irini Pasi Ensemble) e P. Iossìf (Patriarcato di Costantinopoli)

Oggi la musica bizantina, dovrebbe chiamarsi con il suo vero nome e cioè la musica dei romani”; poiché di ciò si tratta: del canto cristiano dell’Impero Romano d’oriente e di quello Romano d’occidente.

Si tratta di una tradizione millenaria che appartiene a tutti i romani.

Chi ha fatto un viaggio nell’ oriente cristiano sa che gli orientali si chiamano e vengono chiamati “romèi”.

Se viceversa i cristiani d’oriente vengono in occidente, vengono chiamati orientali o “ greci”. Eppure sono eredi di Roma come gli occidentali”.

Durante questo workshop con voi, oltre a cantare cercheremo di chiarire alcuni punti chiave che ci permettono di scoprire le nostre radici attraverso la musica liturgica bizantina.

Cominciamo a chiarire attraverso la storia perché utilizziamo il termine “bizantino”.

UTILIZZO DEL TERMINE “BIZANTINO”

Il termine “bizantino” è, infatti, un’invenzione del 1700 che identifica la tradizione occidentale come romana e disconosce la romanità della tradizione orientale.

Per convenzione si ritiene uno spartiacque definitivo lo scisma tra Roma e Costantinopoli del 1054 come il risultato di differenti tradizioni divenute estranee e infine ostili.

In realtà in occidente e in oriente esisteva una sola tradizione millenaria espressa in diverse lingue.

FEUDALESIMO E FRANCHI

Gli studi specialistici del Prof. Giovanni Romanìdis (1927 – 2001) individuano le basi dello scisma, non nell’esistenza di due tradizioni, ma nella politica espansionistica del re dei franchi, Carlo Magno (742 – 814).

Il sistema feudale dei franchi venne applicato alla chiesa occidentale. La teologia scolastica e le vicende politiche medievali si muovono queste basi, gettate durante il regno di Carlo;

la chiesa occidentale feudalizzata adottò mentalità, modi e comportamenti secolarizzati, lontani dalla tradizione romana ortodossa che era comune tra occidente e oriente da secoli.

LA RISPOSTA DEI ROMANI OCCIDENTALI

Il progetto carolingio incontrò opposizione presso i romani occidentali.

Papa Leone III prese le distanze pubblicamente da esso, riaffermando l’ortodossia di Roma e il suo legame con Costantinopoli e con la tradizione della chiesa indivisa.

Anche gli aspetti musicali del canto liturgico facevano parte di questa tradizione.

Da 973 al 1003 e specialmente dal 1003 al 1009 i romani della Romània papale compirono coraggiosi sforzi per conservare la loro libertà e indipendenza dal feudalesimo franco.

La lontananza geografica da Costantinopoli e la potenza militare carolingia però vanificarono sul lungo termine quegli sforzi.

L’ antica Roma venne quindi assorbita gradualmente dal nuovo sistema; nel XI secolo i germani, che avevano occupato militarmente la Città Eterna, riuscirono a modificare il sistema di elezione del papa.

Attraverso uno scrutinio a porte chiuse infatti, (conclave, cioè sotto chiave) i loro candidati diventavano papi.

Il feudalesimo ecclesiastico così organizzato e consolidato nel centro più importante della cristianità occidentale poteva progettare l’estensione verso sud (Calabria, Puglia e Sicilia erano province di Costantinopoli, abitate in maggioranza da greci ortodossi) e verso oriente (Costantinopoli, Gerusalemme) mentre l’occidente si riempiva di feudatari e vassalli franchi e cominciava a sottomettersi all’ autorità politica e religiosa franca non facendo più riferimento al legittimo imperatore romano di Costantinopoli [1].

CONSEGUENZE PER I ROMEI

I romani occidentali di lingua latina venivano separati dai romani orientali di lingua greca non solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello culturale, spirituale, sacramentale e dogmatico.

Le fonti carolinge (solo loro) smettono di chiamare romani gli ortodossi orientali, e li definiscono riduttivamente “greci”.

CONSEGUENZE PER LA TRADIZIONE MUSICALE

Da questo momento assistiamo a un lento declino del canto liturgico romano, nonché alla fine dei rapporti tra l’oriente e l’occidente romano anche sul versante musicale.

Il declino definitivo avviene però, solo quando i modi musicali occidentali non si riconoscono più nei modi orientali e perdono la naturalezza primitiva.

Ciò accade però nel tardo medioevo, tra il XIV e il XV secolo con l’introduzione del sistema temperato in occidente.

Questo sistema otteneva una scala musicale adatta alle esigenze delle composizioni polifoniche.

PROPOSTA DI IRINI PASI ENSEMBLE

Irini Pasi, dal 2012 tiene corsi, workshop ed eventi culturali per diffondere la tradizione millenaria del canto romano antico, che nel suo versante orientale ha resistito, grazie al cristianesimo ortodosso, alla caduta di Bisanzio e all’ Impero ottomano.

 “Facciamo appello a tutti i romani sparsi nella Romània occidentale di unirsi attraverso la musica ai romani orientali.

Vorremmo rivivere con il canto corale lo splendore dell’Impero Romano ai tempi in cui l’oriente e l’occidente romano erano uniti e concordi e comunicavano la propria adesione all’arte cristiana senza divisioni”.

Nel prossimo articolo parleremo delle differenze tra la musica vocale occidentale e quella bizantina.

V’invitiamo altresì a sperimentarla direttamente.

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Bibliografia:

[1] Giovanni Romanidis – Franchi, romani, feudalesimo e dottrina Venezia 2015 tradotto da P. Chiaranz

Irene Rotondale “Torino Spiritualità” – YouTube